Investire nell’idrogeno conviene?

L’idrogeno è destinato a giocare un ruolo importante nei mercati energetici globali nei prossimi decenni, sostituendo una grande fetta della domanda di petrolio. O, almeno, così dice il responsabile della ricerca tematica globale di Bank of America, Haim Israel, che in una recente intervista ha ammesso che mentre il petrolio e il gas saranno ancora necessari in futuro, si sta avvicinando un picco nella loro domanda, che dovrebbe verificarsi entro questo decennio.

Israel ha elencato diversi fattori che influenzeranno il petrolio e il gas in futuro, tra cui l’energia rinnovabile più economica, la regolamentazione e l’elettrificazione delle automobili. “Crediamo che l’idrogeno prenderà il 25% di tutta la domanda di petrolio entro il 2050“, ha proseguito, aggiungendo che il petrolio “sta affrontando venti contrari a destra e a manca. Sì, ne avremo ancora bisogno, sì, sarà ancora in giro, ma la quota di mercato del petrolio sta per crollare”.

Come già sottolineato dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, l’idrogeno “è un vettore di energia, non una fonte di energia“, il che significa che è una fonte di energia secondaria come l’elettricità. Il DOE aggiunge che l’idrogeno “può fornire o immagazzinare un’enorme quantità di energia” e “può essere usato in celle a combustibile per generare elettricità, o energia e calore”.

Ad ogni modo, nonostante costi e difficoltà, la strada per l’idrogeno sembra essere relativamente spianata.

Negli ultimi anni, i governi e le aziende di tutto il mondo hanno annunciato obiettivi per ridurre la loro impronta ambientale e allontanarsi dai combustibili fossili. Sia il Regno Unito che l’Unione Europea, per esempio, stanno puntando a zero emissioni di gas serra entro il 2050.

Se questo tipo di obiettivi devono essere raggiunti, il mix energetico mondiale dovrà vedere un significativo passaggio a fonti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, un’impresa mastodontica. Da parte sua, Bank of America Israel ha sottolineato l’importanza della diversificazione per le aziende coinvolte nei combustibili fossili.

Lo scorso settembre, è stato annunciato che la BP ha accettato di prendere il 50% delle partecipazioni nei progetti Empire Wind e Beacon Wind dalla norvegese Equinor. L’affare da 1,1 miliardi di dollari dovrebbe chiudersi nella prima parte del 2021.

Quando saranno completamente operativi, Equinor dice che i progetti Empire Wind e Beacon Wind, situati nelle acque al largo della costa orientale degli Stati Uniti, saranno ciascuno in grado di alimentare oltre 1 milione di case.

Ciò detto, l’idrogeno è sicuramente uno dei segmenti più interessanti in tale ambito. L’UE ha ad esempio stabilito dei piani per installare 40 gigawatt di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabile e produrre fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro l’anno 2030.

Peraltro, l’idrogeno può essere prodotto in diversi modi. Uno include l’uso dell’elettrolisi, con una corrente elettrica che scinde l’acqua in ossigeno e idrogeno. Se l’elettricità usata nel processo proviene da una fonte rinnovabile come il vento, allora si parla di idrogeno “verde” o “rinnovabile”.

Al momento, la maggior parte della generazione di idrogeno è basata sui combustibili fossili. Tuttavia, gli ultimi anni hanno visto grandi aziende come Repsol, Siemens Energy e BP essere coinvolte in progetti legati alla produzione di “idrogeno verde”.

All’inizio di questa settimana, è stato poi annunciato che una filiale del gigante industriale tedesco Thyssenkrupp ha ottenuto un contratto di ingegneria per realizzare l’installazione di un impianto di elettrolisi dell’acqua da 88 megawatt per Hydro-Québec. L’elettricità per questo progetto verrà dall’energia idroelettrica.

Pochi giorni dopo, mercoledì, l’azienda energetica danese Orsted ha detto che stava portando avanti i piani per sviluppare un progetto dimostrativo che sfrutterà l’energia eolica offshore per produrre idrogeno verde.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia sostiene che la produzione globale di idrogeno dedicato ammonta a circa 70 milioni di tonnellate all’anno, e afferma che la domanda continua a crescere, essendo aumentata “più di tre volte” dal 1975. Secondo l’organizzazione con sede a Parigi, “meno dello 0,1% della produzione globale di idrogeno dedicata oggi proviene dall’elettrolisi dell’acqua”.

Insomma, con tali premesse, è difficile smentire chi oggi afferma che puntare sull’idrogeno potrebbe essere molto, molto conveniente.

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