Opzioni binarie petrolio, come cambia il mercato internazionale con le sanzioni all’Iran

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Il mercato internazionale del petrolio, che faticosamente negli ultimi mesi ha raggiunto una situazione di sostanziale equilibrio, potrebbe cambiare presto in maniera vorticosa, spingendo il barile su prezzi superiori ai 100 dollari.

Ma come cambierà il mercato di riferimento per chi investe in OPZIONIBINARIE sul Brent o sul WTI? Che potrebbe avvantaggiarsi (e chi no) da questa evoluzione consistente nell’inasprimento delle relazioni tra Stati Uniti e Iran, e conseguenti sanzioni verso Teheran?

La risposta potrebbe non essere sorprendente: il trading cinese potrebbe avvantaggiarsene, e non in misura marginale.

Trading cinese in crescita dopo sanzioni americane

Il trading di futures sul petrolio greggio denominati in yuan cinesi è aumentato in misura notevole dal momento in cui il presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano, aprendo dunque nuovi margini per ulteriori sanzioni verso Teheran.

Lanciati il 26 marzo, i futures sul petrolio a Shanghai International Energy Exchange (INE) sono stati accolti con particolare entusiasmo all’interno dei confini nazionali, mentre altrove sono stati guardati con un po’ di scetticismo, con dubbi sostanziali su quanto un mercato gestito dallo Stato sia realmente in grado di soppiantare il ben consolidato trading del West Texas Intermediate di New York Mercantile Exchange (WTI) e i futures del Brent della borsa intercontinentale (per i meno addetti, WTI e Brent sono i due principali indicatori globali dei prezzi del petrolio).

Tuttavia, la mossa di Trump di reimporre sanzioni contro l’Iran potrebbe aver stimolato l’interesse per i futures del petrolio cinese, abbattendo quell’alone di scetticismo che, forse superficialmente, aveva caratterizzato il mercato nelle sue prime fasi. Per aver conferma di ciò, si tenga conto che appena mercoledì scorso, i volumi di scambi giornalieri dei futures sul petrolio INE hanno raggiunto il record di oltre 240.000 lotti, il doppio del livello del martedì precedente, ovvero prima che si diffondessero le notizie sulle nuove sanzioni.

Naturalmente, il confronto con WTI e Brent per il momento non regge. A titolo di paragone, infatti, notiamo come circa 1,4 milioni di lotti di greggio WTI sono stati scambiati ogni giorno nell’aprile di quest’anno, mentre meno di un milione di lotti di greggio Brent sono stati oggetto di trading ogni giorno nello stesso periodo. Un lotto è l’equivalente di 1.000 barili, su tutte e tre le borse. Dunque, sebbene siano schizzati verso l’alto, in realtà i volumi di scambio dei futures cinesi sono ancora poca cosa rispetto alle principali borse.

Cosa accadrà in futuro

“Abbiamo ipotizzato che le restrizioni sulle vendite di petrolio iraniane e la mancanza di accesso ai finanziamenti in dollari aumenteranno la domanda di future a Shanghai denominati in yuan”, ha dichiarato la società di analisi BMI Research in una nota di lunedì scorso. “Con la Cina che approfondisce i suoi legami energetici con l’Iran e che ha espresso il desiderio di sostenere i contatti e – in connessione – di internazionalizzare ulteriormente l’uso della sua moneta, il pagamento in yuan e il benchmark contro i futures di Shanghai sembrerebbero del tutto logici”.

John Driscoll, un esperto del mercato petrolifero, ha detto alla CNBC la scorsa settimana che i commercianti iraniani hanno la possibilità di negoziare futures sul petrolio cinese denominati yuan sullo Shanghai International Energy Exchange, eludendo eventuali restrizioni sul commercio in dollari e sulle banche degli Stati Uniti. Insomma, le sanzioni potrebbero sì essere severe e discriminanti, ma i trader iraniani potrebbero comunque entrare nel mercato… dalla finestra.

Alcuni osservatori del settore restano inoltre scettici sull’impatto a lungo termine che l’Iran avrà sui futures cinesi, dal momento che il greggio iraniano non è consegnabile nel contratto petrolifero di Shanghai. Anche ribadito ciò, l’interesse per i futures del petrolio di Shanghai ha superato le aspettative, con le società statali cinesi e gli interessi stranieri che hanno preso parte in misura sempre più vigorosa a questo commercio. Almeno un accordo di vendita di petrolio è inoltre già stato firmato con la principale proprietà statale di Sinopec, secondo quanto riferito da Reuters.

“Le preoccupazioni per il predominio dello Stato nel settore petrolifero non sembrano inasprire la partecipazione al contratto, né ne hanno risentito la sua denominazione in yuan e il rischio aggiuntivo che posseggono” – ha poi aggiunto BMI, integrando le proprie riflessioni con l’evidenza che i futures asiatici stanno guadagnando terreno. “I tentativi di Pechino di internazionalizzare il contratto sembrano aver dato i suoi frutti” – ha infine concluso.

In altri termini, anche se è evidentemente presto per poter trarre le conclusioni di massima su quanto sta accadendo, non c’è da stupirsi sul fatto che i futures cinesi stiano prendendo piede, e che vi sia un graduale spostamento di interesse dal WTI e dal Brent. Che però sia destinato a cambiare nel breve termine l’oggetto del vostro trading, nutriamo grandi dubbi: WTI e Brent continueranno per tanto tempo ad essere i leader di questo scenario.

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