L’associazione tra la vitamina D e il Covid19

Un’importante calamità per la salute pubblica dovuta al coronavirus (COVID-19), che è una malattia mortale causata dalla SARS-CoV-2, ha mobilitato la comunità di ricerca globale nel decifrare i meccanismi fondamentali e i percorsi cellulari che sono responsabili della varietà dei sintomi, della gravità e della progressione della malattia, così come della guarigione o della morte.

Ebbene, è stato subito scoperto che la vitamina D, ormone steroide con molteplici funzioni cellulari, funzioni in maniera difettosa quando si scontra con la patologia della SARS-CoV-2. Ma come?

In breve, gli effetti cellulari della vitamina D derivano dai suoi effetti non genomici / citoplasmatici, ma anche i suoi effetti genomici / nucleare. Di conseguenza, una miriade di recettori, enzimi e fattori sono implicati nel modo in cui modula l’infiammazione e i cicli di feedback. Per questo motivo i ricercatori, guidati dal Dr. Bijesh George del Rajiv Gandhi Centre for Biotechnology (Trivandrum) e della Manipal Academy of Higher Education in India, hanno condotto uno studio per valutare lo stato esatto del percorso della vitamina D nei pazienti affetti da SARS-CoV-2, utilizzando set di dati trascriptomici pubblici e rigorosi approcci computazionali.

I ricercatori hanno inizialmente valutato i livelli di espressione dei componenti fondamentali del percorso della vitamina D in diversi modelli di infezione virale utilizzando i dataset del progetto Signaling Pathways Project (SPPD) – un insieme di dataset trascriptomici biocurizzati dall’Organizzazione NURSA (Nuclear Receptor Signaling Atlas). Successivamente, le cellule polmonari dei pazienti COVID-19 sono state analizzate per valutare le molecole del nucleo del percorso della vitamina D in tre separati set di dati trascriptomici basati sul sequenziamento dell’RNA di cellule di liquido di lavaggio broncoalveolare (BALF), ma anche in A549, Calu3 e NHBE linee di cellule polmonari umane che esprimono la SARS-CoV-2.

In breve, i risultati di questo studio sostengono la nozione di una presunta associazione tra l’infezione da SARS-CoV-2 e la ridotta espressione dei diversi componenti del percorso della vitamina D. Più specificamente, c’è stata una riduzione dei recettori della vitamina D e del retinoide X, così come del CYP27A1 (appartenente alla famiglia dei geni del citocromo P450) nelle cellule BALF dei pazienti infettati dal virus.

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